Sera di pane e tulipani


Sera di pane e tulipani, forse solo da tulipani; non c'è nemmeno il pane.
La tavola della cucina è apparecchiata con la tovaglia bianca di lino, le stoviglie, poche, sono disposte; al centro del tavolo un caraffa di vetro, piena per metà d'acqua ed una mela, lasciata lì, per il fine pasto.

E' tutto fermo.

Anche l'aria è ferma, non ci sono odori di cucina o quel vago sentore profumato che contraddistingue una casa appena pulita. 

Tutto è fermo.

E le stanze sono vuote di voci, tutto nel buio tace, nemmeno il rodere dei tarli rompe il silenzio. 

Cerco.

Mi muovo prima veloce, poi lento: è vero, non c'è più nessuno.
Il letto non è stato sistemato, i cassetti sono socchiusi, mancano le scarpe.
In questa casa non c'è più nessuno, la fretta della fuga ha inghiottito ogni residua parola, non una riga, niente.
Il rumore dei miei passi si spande in un'eco infinito, si diffonde a cerchi concentrici: l'aria è talmente densa che mi par di vederli. 

Anche il tempo è fermo. 

Sarei felice se restasse così, fermo, perché il sopraggiungere della consapevolezza mi ucciderebbe.

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