Perchè quando nevica il silenzio ...
Perchè quando nevica il silenzio sembra tondo e ovattato, un misto di velluto e seta?
Fuori dalla finestra sembra di vedere qualche movimento tra i fiocchi di neve che cadono: un merlo insolente dal becco giallo si affanna sotto la siepe di cotoneaster. Per il resto è tutto fermo, se escludiamo il tremolante scivolare a terra dei fiocchi di neve che cadono ormai da ore. E' tutto immobile anche tra i rami del cedro del Libano, appesantiti a tal punto da toccare terra mentre il cielo grigio promette altra taumaturgica neve.
Una gazza arriva a controllare cosa resta del pasto dei polli, entra sicura nel pollaio, osserva i legittimi occupanti con aria di sfida, punta diretta alla mangiatoia e la ripulisce di quanto vi rimaneva. Le gazze sono sfrontate ed audaci, intelligenti e sicure, con quell'aria da zie d'America in vacanza che permette loro di essere sempre un passo avanti rispetto a tutto l'universo ornitologico di queste latitudini. Una vera disgrazia per una banda di polli faciloni e sprovveduti. Eccola che termina il banchetto e torna sui suoi passi, se ne va saltellando guadagnando l'uscita, dando le spalle ad Egisto e Martino, due decrepiti capponi sopravvissuti alla pentola per il troppo amore di chi li ha allevati...
Il silenzio è ancora assoluto, e aspetto che un ricordo fastidioso si assopisca e mi lasci a contemplare il bianco in quest'angolo del giardino. Fa freddo, le mani sono viola mentre scuoto i rami del cedro del Libano nell'assurda convinzione di evitarne la rottura: azione inutile, ricordo assillante, rimedio inefficace. La fatica non serve a sotterrare ricordi dolorosi e persitenti, quelli vivono di una loro intrinseca energia che poco ha a che fare con la fatica. Non ho mai creduto che l'attività fisica porti qualcosa di buono oltre alla fatica ed al sudore.
Il silenzio quando nevica è rotondo ed immobile, e ti mette alla prova andando a scovare i vecchi segreti che avevi creduto dimenticati nella parte più profonda e inaccessibile della tua zona limbica. Sono tutti lì, tenaci e vividi, attendono solamente un richiamo, un fischio, un cenno ed in un baluginio si mostrano e ti tormentano dandoti un acido sapore in bocca, irrisolti e potenti come i fatti che li hanno generati.
Fuori dalla finestra sembra di vedere qualche movimento tra i fiocchi di neve che cadono: un merlo insolente dal becco giallo si affanna sotto la siepe di cotoneaster. Per il resto è tutto fermo, se escludiamo il tremolante scivolare a terra dei fiocchi di neve che cadono ormai da ore. E' tutto immobile anche tra i rami del cedro del Libano, appesantiti a tal punto da toccare terra mentre il cielo grigio promette altra taumaturgica neve.
Una gazza arriva a controllare cosa resta del pasto dei polli, entra sicura nel pollaio, osserva i legittimi occupanti con aria di sfida, punta diretta alla mangiatoia e la ripulisce di quanto vi rimaneva. Le gazze sono sfrontate ed audaci, intelligenti e sicure, con quell'aria da zie d'America in vacanza che permette loro di essere sempre un passo avanti rispetto a tutto l'universo ornitologico di queste latitudini. Una vera disgrazia per una banda di polli faciloni e sprovveduti. Eccola che termina il banchetto e torna sui suoi passi, se ne va saltellando guadagnando l'uscita, dando le spalle ad Egisto e Martino, due decrepiti capponi sopravvissuti alla pentola per il troppo amore di chi li ha allevati...
Il silenzio è ancora assoluto, e aspetto che un ricordo fastidioso si assopisca e mi lasci a contemplare il bianco in quest'angolo del giardino. Fa freddo, le mani sono viola mentre scuoto i rami del cedro del Libano nell'assurda convinzione di evitarne la rottura: azione inutile, ricordo assillante, rimedio inefficace. La fatica non serve a sotterrare ricordi dolorosi e persitenti, quelli vivono di una loro intrinseca energia che poco ha a che fare con la fatica. Non ho mai creduto che l'attività fisica porti qualcosa di buono oltre alla fatica ed al sudore.
Il silenzio quando nevica è rotondo ed immobile, e ti mette alla prova andando a scovare i vecchi segreti che avevi creduto dimenticati nella parte più profonda e inaccessibile della tua zona limbica. Sono tutti lì, tenaci e vividi, attendono solamente un richiamo, un fischio, un cenno ed in un baluginio si mostrano e ti tormentano dandoti un acido sapore in bocca, irrisolti e potenti come i fatti che li hanno generati.
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