L'orologio del naturalista

Quella mattina Tommaso era partito di buonora per andare a scuola: non voleva fare, come al suo solito, molto tardi, tanto da prendersi sempre delle sonore sgridate dal maestro. Il fatto era che lui si attardava per il sentiero tra i campi: quella scorciatoia anziché fargli guadagnare tempo lo distraeva con ogni sorta di meraviglia.
Era primavera ed il sentiero costeggiava una lunga siepe di biancospino, acacie e giovani piante di mirabolani: uno spettacolo di fiori e di profumi, nuvole bianche sospese sui rami a custodire nidi, insetti, chiocciole e piccoli animali. Dalla siepe provenivano, infatti, rumori impercettibili, fruscii e crepitii che con discrezione facevano immaginare che là dentro vi fosse vita in abbondanza. Per questo motivo, molto spesso, la mamma sosteneva “troppo spesso”, Tommaso non riusciva a sottrarsi alla tentazione di farsi avanti tra i rovi e mettere la testa dentro la siepe, strisciando come un soldato in missione, solo per riuscire a sorprendere un pettirosso, una lucertola o, se la giornata era veramente fortunata, un verdissimo ramarro. E rimaneva lì incantato, ad osservare questi piccoli animali e, nel caso del fortunato ritrovamento di un sasso misterioso, un insetto insolito o una strana foglia, non ci si poteva di certo tirare indietro. La cattura e la raccolta portavano via tempo prezioso così da presentarsi in classe in ritardo di cinque, dieci minuti, mai di più, almeno sino a quella mattina. Tommaso scendeva dalla collina lungo il sentiero tra le siepi quando uno strano rumore attirò la sua attenzione, si fermò per ascoltare meglio: cosa poteva essere quello strano verso? Per Tommaso la cosa rappresentava una vera novità, con uno slancio fulmineo s’intrufolò dentro la siepe graffiandosi vistosamente la fronte e le mani. Ed ecco che, appena gli occhi si abituarono alla penombra, vide muoversi davanti a lui una sagoma scura che si allontanò goffamente tra le piante ed i cespugli spinosi. Tommaso, preso dalla curiosità, si avventurò tra le piante per riuscire a capire che strano animale fosse quello che si muoveva caracollando tra le foglie secche, i rovi ed i germogli di clematide. Il maldestro animaletto doveva essere piuttosto stanco tanto che si andò ad acciambellare tra le radici di una vecchia quercia rinsecchita; fu così che Tommaso si accorse che il piccolo animale era un minuscolo cagnolino con due occhi scuri e vispi ed il pelo color del cioccolato. Il cucciolo non sembrava per nulla intimorito, anzi scodinzolava gioiosamente: dopo la prima carezza Tommaso fu certo che quel cane avesse bisogno di aiuto, così lo mise nello zaino ed uscì dai rovi con la sensazione di essersi trasformato in un paladino degli animali in difficoltà. Ma qualcosa gli suggeriva di affrettarsi e di correre velocemente lungo il pendio per recuperare il tempo perduto alla ricerca del cane.
Tommaso correva a perdifiato stringendo a se’ lo zaino per proteggere il cucciolo da urti e sobbalzi. Arrivato a scuola si precipitò verso l’entrata salendo i gradini a due per due. Lo attendeva la bidella Lucia, intenta a pulire i vetri della porta d’ingresso e che anche quella mattina era certa di vederlo arrivare in ritardo, in clamoroso ed irrimediabile ritardo. Lucia aprì la porta con un gesto ormai automatico e Tommaso entrò come una furia salutandola a bassa voce per non disturbare le lezioni. Si fermò davanti alla porta della classe quarta, la sua classe, e bussò con garbo: s’udì la voce del maestro che diceva “avanti, Tommaso!”. 
Fu così che Tommaso seppe di aver accumulato un ritardo mai visto: ben 45 minuti! Il maestro lo accolse con una ramanzina mai sentita, nel frattempo i compagni ridevano compiaciuti ed un po’ invidiosi. Tommaso sudava, agitato e sfiancato dalla gran corsa mentre il maestro prometteva un colloquio di quelli che non si dimenticano con i suoi genitori. Già immaginava il viso triste e arrabbiato della mamma e lo sguardo burbero di papà che non avrebbe significato altro che guai... o una punizione molto, molto lunga.
Mentre era preso da tutte queste preoccupazioni, iniziò a percepire una strana sensazione di umido proprio sulle braccia e sulle mani e si accorse che dallo zaino usciva uno strano liquido caldo! Il cagnolino guaiva e si agitava: quello strano liquido altro non doveva essere che la sua pipì! L’imbarazzo era palpabile, il maestro furioso, i compagni incuriositi si erano alzati e si erano avvicinati per scoprire cosa si agitasse dentro allo zaino. Furono presto accontentati ed il cagnolino ne uscì in gran velocità andando dritto contro i piedi del maestro. Da quel momento in poi la situazione precipitò: arrivò la bidella Lucia, il maestro esclamava senza sosta che non si era mai vista una cosa del genere in quella scuola, i compagni si litigavano il cucciolo e ...  Tommaso era preoccupatissimo. Furono chiamati i genitori perché il maestro non poteva certo credere alle parole di Tommaso, il quale sosteneva di aver trovato il cane venendo a scuola; così quando arrivò la madre si scoprì che la versione del bambino corrispondeva a verità e questo mandò il maestro su tutte le furie. La mamma, pur molto stupita dal comportamento del figlio, si indispettì per l’atteggiamento del maestro e con un certo piglio disse al maestro che lui si sarebbe tenuto Tommaso sino a fine delle lezioni e lei si sarebbe portata via il cane.
Il resto della mattinata per Tommaso trascorse tra i più cupi pensieri, e poi libri e quaderni erano tutti rovinati: chissà che ramanzina gli avrebbe fatto la mamma e si era pure sciupato il taccuino rosso dove annotava le sue scoperte scientifiche. Una perdita quasi insopportabile, compensata, però, dalla speranza di trovare il cucciolo al suo rientro a casa. Il maestro lo guardava con aria torva e vendicativa ma le attività si svolsero senza problemi, a parte il fatto che Tommaso trascorse l’intervallo a scrivere un lungo testo nel quale doveva descrivere le motivazioni per le quali quella mattina era arrivato in così grande ritardo. Tommaso non riuscì a terminare il testo ma il maestro si limitò ad chiedergli di portarlo l’indomani. Il suono della campanella a fine delle lezioni fu una liberazione, Tommaso corse verso la collina, affamato e preoccupato. Giunse a casa velocemente, era curioso di vedere se vi fosse il cagnolino ad attenderlo. Ad aspettarlo in giardino, invece, c’era papà, che si era accomodato sulla panchina con il suo inseparabile quotidiano ed appena scorse Tommaso gli fece cenno con la mano di raggiungerlo. Tommaso dovette spiegare l’accaduto, anche con dovizia di particolari, e più raccontava, più papà diventava serio. Se la cavò con un tre settimane di lavoro in giardino, tre mesi senza televisione al pomeriggio e 5 libri da leggere…
Fu così che Tommaso arrivò in cucina sollevato, per un istante aveva temuto che papà lo avrebbe portato personalmente a scuola tutti i giorni come alla scuola dell’infanzia! La mamma lo aspettava con il pranzo in tavola, papà aveva già mangiato, solitamente non tornava, ma in considerazione della gravità della situazione, aveva fatto un’eccezione. Durante il pranzo trovò il coraggio per chiedere alla mamma dove fosse finito il cagnolino e lei con aria seria ma un po’ compiaciuta, gli disse che i cuccioli molto piccoli come quello che aveva trovato si stancano facilmente e dormono molto: il cagnolino stava sonnecchiando dentro una cesta nel corridoio! Tommaso corse a vedere il piccolo cagnolino e decise che il nome avrebbe dovuto trovarglielo proprio la mamma che sicuramente aveva anche dovuto convincere papà a tenerlo.
            Rimaneva insoluto il problema del testo da scrivere per il giorno dopo! Tommaso si mise subito al lavoro ma ogni cosa lo distraeva: il treno che attraversava la pianura, le auto sulla statale, il rumore del trattore dei vicini… Poco prima della merenda si accorse di aver scritto ben poco e cancellato troppo, non sarebbe mai riuscito a portare un testo completo per il giorno dopo. E poi la giornata era così piena di sole, di profumi e del canto degli uccelli, stare in casa a scrivere era una tortura: l’unica persona che avrebbe potuto aiutarlo era Annetta, la signora che abitava a mezza collina, nell'unica casa vicina a quella di Tommaso. Annetta aveva insegnato matematica sino alla pensione, sapeva tante cose, forse avrebbe accettato di dargli una mano! Fu così che Tommaso scese sino alla casa di Annetta con il testo da completare e tanta speranza. Annetta lo accolse, come sempre, con un bel sorriso e i suoi biscotti, era risaputo che facessero tornare il buonumore, e dopo aver ascoltato il racconto un po’ sgangherato di Tommaso, si decise ad aiutarlo. Iniziò così l’interrogatorio: Annetta voleva sapere il prima, il dopo, il durante, il come ed il perché, e mentre lo incalzava con le domande sul racconto di quella disavventura, scriveva su un foglio bianco appeso alla parete quelle che lei definiva “Parole Importanti”. Tommaso le fu riconoscente perché le Parole Importanti lo aiutarono a completare il testo. Mancava poco all’ora di cena e Tommaso corse a casa promettendo ad Annetta che l’indomani sarebbe andato a trovarla.
Il mattino successivo Tommaso arrivò in anticipo: mamma, temendo altri guai, lo aveva accompagnato lungo il sentiero sin quasi alla scuola. I compagni di classe dopo averlo fermato per sapere come lo avessero punito i genitori , gli chiesero del cane e se fosse riuscito a completare il testo assegnatogli dall'acidissimo maestro. Non fece in tempo a rispondere che il maestro si materializzò in classe e con fare asciutto gli chiese subito il compito. Tommaso gli porse il quaderno con poca speranza: insufficienza assicurata o compito da eseguire nuovamente.
Il maestro assegnò alla classe un bel compito di matematica così da potersi dedicare alla lettura del testo di Tommaso. Aprì il quaderno dopo aver tolto il cappuccio alla penna rossa, certo sin dall’inizio, che ne avrebbe fatto uso. Tommaso lo scrutava di sottecchi, il maestro leggeva, sfogliava, tornava indietro, andava avanti: chissà quale altro guaio sarebbe scaturito da quel testo! Poi d’un tratto chiuse il quaderno dopo aver scritto qualcosa con la malefica penna rossa, si alzò ed iniziò la correzione del lavoro che aveva appena assegnato.  Il quaderno fu riconsegnato, senza tante cerimonie, poco prima della fine delle lezioni: Tommaso decise che lo avrebbe aperto insieme ad Annetta, non aveva il coraggio di affrontare la dura realtà in solitudine.
Ed ecco che terminato il pranzo si precipitò ruzzolando per i campi d’erba medica sino a casa di Annetta, le porse il quaderno sulla porta di casa pregandola di dirgli subito cos’avesse annotato il maestro. Annetta prese il quaderno con aria divertita e tutta sorridente gli disse che il maestro aveva scritto “Bravo, Tommaso, hai scritto un testo che mi ha aiutato a capire perché arrivi sempre in ritardo. Se non fosse una punizione ti darei un bel nove.”
Tommaso era felicissimo, voleva tornare a casa per dare la bella notizia anche alla mamma ma Annetta lo fermò porgendogli una scatola che avrebbe dovuto aprire solo a casa: così Tommaso tornò a casa soddisfatto per il giudizio del maestro e per la scatola donatagli da Annetta. Raccontò tutto alla mamma, la quale aveva l’aria di saperla un po' lunga, ma quando le fece vedere la scatola che gli aveva dato Annetta rimase molto sorpresa. L’aprirono subito, dentro c’era un biglietto che recitava così:
A Tommaso, il più giovane naturalista che io abbia mai conosciuto.
Dentro una velina era avvolto un elegante orologio da tasca corredato da una bella catenella da attaccare al gilet e ai pantaloni: Tommaso non sarebbe mai più arrivato in ritardo.

Tommaso sta concludendo la sua lezione quando i bambini gli chiedono come si chiama l’insetto che si appallottola, che vive sotto terra o tra i rami marcescenti, così lui mostra col proiettore l’immagine dell’onisco. I bambini sono stupiti, fanno domande, Tommaso è soddisfatto di tanto interesse e pensa che quel bel gruppo di bambini, con ogni probabilità, tornerà anche in futuro al Parco Nazionale. Ma il tempo trascorre veloce quando si lavora con entusiasmo, così Tommaso estrae il suo orologio da tasca e con rammarico comunica alla classe che l'incontro per studiare insieme è terminato. La maestra sorride, osserva l’orologio ed uscendo sussurra a Tommaso “Bello il tuo orologio da tasca, è l’orologio del naturalista! Sarebbe bello scriverci un racconto.”



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